Puntiamo anche all'uva senza semi
Con l’azienda agricola La Zagara di Fiumefreddo (Catania), la Sicilia si lancia nella produzione di uva da tavola senza semi superando l’annoso attaccamento alle varietà tradizionali prime fra tutte Vittoria e Italia.
“Da quest’anno – ci spiega Giovanni Grasso, proprietario dell’azienda – abbiamo iniziato a commercializzare all’estero, soprattutto in Germania e nei Paesi del nord Europa, le prime varietà senza semi brevettate. La Sugar Crisp, che è bianca, e alcune rosse quali Carlita, Timco, Timson, Allison e Sweet Celebration. Per questo primo anno partiamo con circa 400mila chili ma contiamo di raddoppiare già dal prossimo anno e, entro il 2021 triplicare anche perché ci sono altre aziende che si sono registrate per ottenere le licenze per queste varietà. Ma non ci fermiamo qui perché vogliamo arrivare a commercializzare almeno una ventina delle varietà seedless delle circa cinquanta attualmente presenti sul mercato e guardiamo con interesse anche allo sviluppo di nuove cultivar”.
L’azienda di Grasso, che opera con due basi al sud, la seconda è nella zona di Turi in Puglia, per complessivi 300 ettari, è una storica produttrice di agrumi di Sicilia. Dopo la crisi di questo settore, anziché abbandonare il suo core business, ha avviato un processo di diversificazione della produzione prima con l’apertura della base pugliese, circa sette anni fa, e poi con l’acquisizione di circa 15 nuovi ettari nella piana di Catania (che si aggiungono ai circa 25 di Turi dedicati all’uva Italia) dove coltivano uva senza semi.
Tra le iniziative di marketing, invece, si segnala una nuova etichetta che valorizza il territorio di produzione con l’apposizione di una bandiera italiana sotto il logo La Zagara.
“La produzione siciliana – precisa Grasso – arriva sul mercato con circa 15 giorni di anticipo rispetto alle produzioni pugliesi e questo ci dà un vantaggio di mercato importante perché arriviamo sugli scaffali in un momento in cui non c’è nessuno. Mano a mano che inseriremo le nuove varietà, puntiamo a coprire l’intera stagionalità dell’uva lavorando per cinque o sei mesi l’anno solo con uva senza semi e quindi rinnovando anche gli attuali impianti di uva Italia”.
Anche per questo, se al momento tutti i vigneti sono coltivati a pieno campo, sono previsti investimenti a lungo termine, ossia nei prossimi dieci anni, per l’introduzione di produzioni in serra che permettono un’ulteriore estensione della stagionalità.
“Non abbiamo abbandonato la produzione di arance – sottolinea Grasso -. Dopo il problema della Tristeza abbiamo rinnovato tutti i porta innesti sostituendoli con quelli virus tolleranti e abbiamo introdotto nuove varietà, in particolare Tarocco Ippolito, Tarocco rosso, per la fase precoce e medio tardiva e Tarocco meli per quella più tardiva”.
Fonte: Corriere Ortofrutticolo